Qualcuno mi ha fatto questa domanda sapendo che mi occupo prevalentemente di questo settore. Ho risposto: bene e male. So che è molto semplificativo ma è quello che avrei risposto, per quanto ne possa sapere, anche se mi avessero chiesto come si scrive nella dance music, nel latino americano, nel rock, nella house, nella musica sacra, ed in qualunque altro settore specifico della musica leggera. Se, invece, avessero voluto sapere come è cambiato il modo di scrivere da 20, 30 anni ad oggi, il discorso sarebbe stato diverso. Innanzitutto 30 anni fa i brani per le orchestre di liscio erano prevalentemente suonati. Risalgono infatti a quel periodo valzer, polke e mazurke che sono entrate, e tuttora resistono, nel repertorio di almeno un paio di generazioni di fisarmonicisti, clarinettisti e saxofonisti e probabilmente ci resteranno per chissà quanto tempo ancora. Oggi, oltre al sempre crescente repertorio latino-americano, vi è sempre meno richiesta di ballo liscio tradizionale, salvo alcune zone della Romagna e del Piemonte ( non per niente il vero liscio è nato in queste due regioni e non me ne vogliano gli amici Piacentini). Nel repertorio delle orchestre ci sono sempre più canzoni. Le percentuali si sono invertite. Quindi il cambiamento principale è stato questo: Prima si componevano più brani suonati, oggi si compongono più brani cantati. Quando nel 1981, ormai quasi trent’ anni fa, Roberto Rangone ed io scrivemmo SUONA CHITARRA che è ancora oggi una delle canzoni più eseguite dalle orchestre da ballo, nell’ ambiente del liscio si componeva soprattutto per fisarmonica, violino, clarino. Solo la Grande Orchestra del Maestro Casadei aveva già inserito, nel suo repertorio tradizionale strumentale, dei brani cantati ma si trattava comunque di valzer, polke e mazurke, sempre rivolte al pubblico che voleva ballare e che , comunque, avevano già raggiunto nientemeno che il palcoscenico di San Remo. Da allora si cominciò a valorizzare il cantante dell’ orchestra. Negli anni sono quindi emersi oltre ai mitici cantanti dell’ orchestra Casadei, del maestro Borghesi, di Castellina-Pasi, nuovi personaggi (non faccio nomi per non dimenticarne qualcuno ma sono tutti miei ottimi amici) che hanno dato un volto alle orchestre. E’ per questo che ancora oggi le orchestre si identificano soprattutto con il cantante o la cantante e non più con il bravo strumentista. La sempre maggiore richiesta di brani cantati ha fatto sì che ogni orchestrale iscritto alla Siae abbia giustamente pensato di scrivere, scrivere e scrivere non sempre con un accettabile riscontro in termini di diritti d’ autore. In fondo quando una canzone diventa un successo e la si vuole analizzare e si vuole cercare a tutti i costi la formula di tale successo, la prima cosa che salta all’ orecchio è l’ originalità cioè quello che prima non c’era ed oggi c’è. In questi anni ho sentito centinaia di canzoni inneggianti a chitarre che suonano, preghiere rivolte a Santi e Madonne di tutti i tipi, disgrazie di ogni genere tipo torri crollate e tzunami vari ed ultimamente si sono riesumate anche mamme prematuramente defunte e nonne improvvisamente ringalluzzite dai nuovi balli di gruppo e rivolte ad un rinverdita giovinezza. Mancano all’ appello gli zii ma sono certo che dopo questo suggerimento qualche collega colmerà il vuoto. Inoltre noto sempre un maggior distacco dal gusto popolare come se l’ autore scrivesse per sé stesso e non per gli altri dimenticando che alla base di qualunque business musicale, sia legato alle orchestre, sia orientato al mercato più vasto, quello che serve è una buona canzone abbinata ad un personaggio giusto, tutto il resto pur necessario non è indispensabile. Abbiamo avuto la prova al recente Festival di San Remo. Ai primi posti delle vendite di dischi (ancora purtroppo striminzite), delle presenza televisive ed, a quanto mi risulta, anche dei favori delle cantanti delle orchestre da ballo , cosa non da poco conto che si tradurrà in alcuni buoni semestri di Siae , troviamo Arisa con la sua “Sincerità” che pur ricordando tanti motivetti del passato per questi tempi è una cosa nuova che darà i suoi bei frutti. Ora sarebbe inutile seguire il filone e scrivere quel tipo di canzone perché c’è già, tutto qui. Tanti scrivono canzoni per avere molti brani in repertorio (che vengono eseguiti solo da loro) dimenticando che una sola buona canzone anche se è di un altro autore e senza volere a tutti i costi firmarla, fa cambiare di colpo la notorietà ed il cachet dell’ orchestra. E scusate se è poco !!! Quindi anche oggi, se posso condensare un parere, non mi sembra possa scostarsi molto da quello iniziale. La musica si è sempre divisa in musica bella e musica brutta, originale e scopiazzata. Come si scrive oggi nella musica da ballo? Bene e male, come sempre. Appuntamento alla prossima puntata e chi non beve con me, peste lo colga !!!
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