Ci eravamo lasciati la volta scorsa con una domanda ed una risposta:
Come si scrive nella musica da ballo ? Bene e male. Ora mi chiedo, io stesso, con quale sistema si scrive, in quale modo ? Ogni autore ha il suo metodo di lavoro nella composizione dei propri brani. C’è’ chi parte da un testo, o da una sua parte, c’è chi parte da uno spunto musicale. Io, essendo autore di testi ed anche compositore, mi trovo spesso con degli spunti musicali già corredati di un testo ben definito per cui mi sento facilitato nel completare il tutto, a volte con la collaborazione di qualcuno, altre volte da solo. Praticamente si parte da un’ idea. Poi gli autori si pongono spesso la domanda: a chi potrei dare questa canzone ? Ad un uomo, ad una donna ? Ad un vecchio marpione o ad un giovane che deve trovare ancora la sua identità ? Belle domande. Ognuno ha le sue risposte. Confermo di non essermi mai dannato più di tanto per piazzare le mie canzoni perché sono stato fortunato ed ho sempre avuto molti “clienti” che bussavano e tuttora bussano alla mia bottega ma, il fatto stesso che ho detto e continuo a dire molti “no” è un modo di scegliere a chi affidare le mie “creature”. Conosco, però, tanti colleghi che pur di sbarazzarsi dei loro brani al più presto, sono disposti a tutto, anche a far firmare le loro opere dall’ interprete. E qui bisognerebbe aprire una parentesi. Anzi, la apro subito. In alcuni paesi europei le varie società degli autori prevedono, nella attribuzione delle quote di riparto dei diritti, anche la figura dell’ arrangiatore, con quote minime ma significative, nel senso che viene riconosciuta a questa figura l’ importanza che a volte ha l’ arrangiamento nell’ economia finale di una canzone ( ricordiamo l’ importanza dei famosi arrangiamenti del maestro Morricone nelle canzoni di Edoardo Vianello e quanto essi abbiano contribuito al loro successo ). Qui in Italia non è ancora stata prevista dalla SIAE questa qualifica ma tanti se la sono già creata da soli chiamandola: gli Appropriatori. Chi sono gli appropriatori ? Sono coloro che approfittando della “fregola” dell’ autore di piazzare subito la sua opera, tendono a metterci sopra le loro manine facendosi passare pure loro per autori quando in realtà non ne hanno, non dico la capacità, ma neppure la dignità nè tantomeno il ritegno di vantarsene. E’ una specie di pedaggio che si paga per sentire una propria canzone eseguita ed è la prima cosa che viene richiesta, prima ancora di ascoltare la canzone da interpretare. Il che vuol dire: purchè sia firmato, il brano va benissimo. In caso contrario c’è sempre qualcosa che non va, o il testo, o la musica o l’ arrangiamento o chissà cosa. Oppure il momento sbagliato: “stavo giusto cercando di cambiare genere perché il pubblico vuole altro”. Cioè un modo di dire: “finora non sono riuscito a combinare niente di buono ed allora provo a cambiare io, speriamo bene” ! Qualcuno mi potrebbe chiedere: e tu come ti comporti ? Rispondo: Basta andare a leggere un mio vecchio articolo scritto per “ www.ilgiornaledegliautori.it “ intitolato “ I furbetti del “valzerino” e della “firmettina”. Naturalmente non faccio nomi, per ragioni di spazio, ma i miei colleghi che leggeranno queste righe li conoscono perfettamente. E questo, si noti bene, non è uno sfogo personale perché, in fondo, ognuno è libero di vendere la propria merce a chi vuole ed al prezzo che vuole. Siccome, però, mi preme tantissimo che la figura dell’ “Autore” sia considerata, nella filiera della musica, non l’ ultima ruota ma semmai la prima, perché senza un buon brano non si può andare da nessuna parte, mi dispiace che il lavoro talora oscuro di chi scrive canzoni non sia valorizzato almeno quanto quello di chi le interpreta. Per questo, a volte, non mi importa di rendermi antipatico dicendo cose che, purtroppo tanti si tengono sulla punta della lingua. D’ altra parte, quando, grazie ad una nostra canzone di successo, facciamo lievitare i cachets delle serate di chi la interpreta, nessuno divide con noi incassi che spesso sono molto più consistenti dei nostri diritti d’ autore cioè dello stipendio che la SIAE ci paga per il nostro “lavoro” che comunque, per quanto mi riguarda, è sempre il più bello del mondo. Meditate, gente, meditate.
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